Presentazione Monumento Funerario a San Camillo de Lellis

Monumento Funerario a San Camillo de Lellis

CHIESA DELLA MADDALENA – PHANTEON ROMA

E’ per me un grande piacere oltre che un onore parlare di S. Camillo e dell’opera che conterrà le sue reliquie ed il simulacro.

Prima però è necessario fare una premessa importante, quello che oggi vediamo è solo una parte del monumento, l’intero sarà visibile ad ottobre.

Detto ciò, vorrei allora iniziare questo mio brevissimo intervento, partendo da un passo del vangelo di Matteo che mi ha accompagnato sempre durante la ricerca della conoscenza di S. Camillo, un passo che certamente ci aiuterà a capire meglio il clima nel quale si realizza l’opera e leggere  meglio il monumento che ho realizzato.

Il passo è il 25 quello nel quale il  Figlio dell’uomo, nel giudizio finale, pronuncia ai giusti separandoli dai malvagi!

ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,

ho avuto sete e mi avete dato da bere;

ero forestiero ecc. ecc. non mi dilungo oltre, certo che tutti lo conosciamo.

Allora i giusti gli rispondono:

Signore, quando mai lo abbiamo fatto, noi non ti abbiamo mai veduto.

Ed il Signore a loro:

ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me

A questo punto vorrei aggiungere una riflessione che il carissimo PAPA FRANCESCO ci invita a fare e che mi sembra in grande sintonia con SAN CAMILLO e con il passo appena citato:

Hai accarezzato la Mia mano, dice il Signore, quando, facendo l’elemosina al più piccolo dei miei fratelli, poi hai accarezzato la sua mano.

Ora mi domando, quanti di noi accarezzano quella mano quando fanno l’elemosina? Sembra un gesto semplice, ma che io confesso, spesso non mi riesco a fare, non riesco a vincere la repulsione istintiva verso il disagio.

Camillo lo fece, superò questa terribile barriera,  ignorando le proprie ferite e dopo un lungo e disperato vagabondare, accarezzò la mano del fratello, povero tra i poveri, malato tra i malati, si dedicò ad alleviare le sofferenze dei più disperati.

E’ durante queste riflessioni che il disegno improvvisamente si materializza sotto i miei occhi, fu rapido, così rapido che non riuscivo a seguirlo, così mi sono lasciato andare senza porre domande o cercare risposte, animato da uno spirito di grande riconoscenza che mi lega a S. Camillo e annullando ogni traccia di ego per essere strumento, per essere racconto e per condividere con tutti voi il miracolo di questa creazione.

Durante la lavorazione l’opera si svelava in continuazione e dettagli e particolari si aggiungevano al già fatto in un ritmo serrato e straordinariamente chiaro, così l’opera acquista grande forza, grande dinamismo ed emana una determinazione straordinaria, aiutandoci a scoprire così il carisma che anima l’ordine dei camilliani.

Le croci piegate ci indicano il percorso che ogni uno di noi è invitato a fare, sposare la croce e soprattutto amare la croce, che sappiamo essere dolore ma anche luce, significa iniziare il  percorso che conduce alla santità, quindi l’oro come luce, poiché DIO è luce e la santità è luce.

E allora si materializza la policromia dell’opera, l’arco dorato composto dalle due croci piegate come fosse l’arcobaleno della santità  che nasce e si eleva dal contenitore delle reliquie del Santo, il vento che investe le figure e ne gonfia i mantelli, vuole raccontare delle difficoltà incontrate e le lotte da vincere contro, il proprio egoismo, il rifiuto dell’altro, del malato, del povero del disperato e nel contempo ci fa vedere quale fu la determinazione e la forza che ha animato S. Camilo nel suo percorso di santità.

Nel gruppo di destra vediamo un camilliano riverso sul malato ,lo sostiene lo abbraccia lo solleva da terra gli benda la ferita del costato insomma è ricurvo sulla indigenza e curando il malato cura CRISTO.

Nel gruppo di sinistra possiamo vedere la drammaticità del momento, il giovane è abbandonato alla malattia, è privo di volontà e allora viene sorretto e sostenuto dal camilliano che con lo sguardo rivolto al Signore, gli indica la strada della speranza e della fiducia.

Per concludere chiediamo tutti a S. Camillo di aiutarci ad amare la croce e vi invito a guardare con il cuore ciò che con il cuore è stato e si sta realizzando.

Grazie

Alessandro Romano

Opera