La Città in Pace – Lo Scudo di Achille

LA CITTÀ IN PACE (vv. 490-508)

Le nozze (vv. 490-496)

«Vi rappresentò, poi, due città di uomini, mortali, e le fece belle. In una vi erano nozze e banchetti
festivi: attraverso la città guidavano le spose fuori dalle loro stanze, alla luce delle fiaccole, e alto,
si levava il canto nuziale.
Giovinetti volteggiavano danzando, e, in mezzo a questi, risuonavano flauti e cetre, e le donne,
stando ritte, ciascuna sulla propria porta, guardavano con meraviglia».

Il cantore epico comincia a svolgere il filo dell’ esistenza umana da due momenti importanti per
una comunità civile, con i quali egli caratterizza la città che vive in pace: l’istituto del matrimonio
e l’amministrazione della giustizia.

Nella prima scena assistiamo ad un corteo nuziale, un’ occasione di musica, danza e canto con
cui si accompagnava la sposa nel passaggio dalla casa del padre a quella del marito: momento
fondamentale della sua vita, ma anche di quella della comunità, che partecipa festosamente al rito,
attraverso il quale essa si assicura la sua stessa sopravvivenza.

Il racconto di Omero ci testimonia l’origine antichissima di questa usanza, che, poi, si è
perpetuata per secoli, e nello stesso tempo ci fa intravedere nell’imeneo, che, alto, si leva durante
il corteo, l’esistenza di una produzione lirica che scandiva, con la musica e la danza, cui sempre si
accompagnava, le ore tristi o liete della vita dell’uomo. (La stessa funzione esercitata da musica,
danza e canto è presente in altre scene dello stesso scudo, come quella della vendemmia o della
danza, per le quali rimando più oltre).

Una descrizione simile, anche se più ricca di particolari, si trova nello Scudo pseudo-Esiodeo ( vv.
270-280): «… E la gente trovava diletto in feste e danze. Alcuni, su un carro dalle forti ruote,
conducevano all’uomo la sposa, e, alto, si levava un imeneo. Lontano, lo splendore delle fiaccole
accese roteava nelle mani delle schiave: esse, fiorenti di bellezza, precedevano il corteo, e cori
danzanti le seguivano. I giovani, al suono delle acute zampogne, intonavano un canto con le tenere
voci, e, intorno a loro, il canto riecheggiava, mentre le fanciulle, al suono delle cetre, guidavano
l’amabile coro».

In Omero, dunque (come anche nello pseudo-Esiodo), elementi caratterizzanti il corteo nuziale
sono la festosità espressa con la musica, il canto e la danza, e la partecipazione corale della
collettività a questa pratica sociale.

Anche nella interpretazione dello scultore moderno sono presenti gli elementi della festa: il
corteggio dei giovani danzatori e suonatori, le donne che assistono, ammirate, dalla soglia della loro
casa; tuttavia prepotente si afferma un altro aspetto, molto più vicino al nostro modo di sentire: la
dimensione privata del matrimonio. Ecco, quindi, che in primo piano è raffigurata la coppia dei
giovani sposi, e, con acuta penetrazione psicologica, l’artista ha in loro espresso due diversi stati
d’animo: mentre l’uomo è proteso in avanti, come rivelano la gamba sinistra e il braccio destro, in
un atteggiamento di fiduciosa impazienza, la donna è colta in un attimo di esitazione ( o di rimpianto ? )
e, prima di avviarsi alla nuova vita, scambia con le donne, che assistono al corteo, uno sguardo ricco
di interiore significatività.

Le Nozze - Lo Scudo di Achille Alessandro Romano
Le Nozze

Il giudizio (vv. 497-508)

«E, raccolti in una piazza, c’ erano dei cittadini; e qui sorgeva una contesa. Due uomini litigavano
per l ammenda dovuta per un omicidio: V uno asseriva di aver pagato l’intera somma, esponendo, le
sue ragioni al popolo, l’altro sosteneva di non aver ricevuto niente; entrambi desideravano porre fine
alla questione davanti ad un arbitro.

Il popolo, con grida, parteggiava per l’uno o per l’altro, diviso in due nel Mostrare favore. Gli
araldi, allora, tenevano a distanza la folla; e, nel sacro recinto, su sedili di pietra levigata, gli anziani
sedevano, e impugnavano lo scettro ricevuto dagli araldi dalla voce sonora e poi, con questo in mano,
si alzavano in piedi e, a turno, esprimevano il loro giudizio.

In mezzo erano posti due talenti d’oro, da darsi a chi, fra loro, formulasse la sentenza più giusta».

La scena omerica del giudizio è di grande interesse per gli elementi storici che fornisce, in relazione
all’ amministrazione della giustizia. E’, infatti, qui documentata la fase in cui è già superata la
norma primordiale del diritto familiare, secondo la quale il sangue dell’ucciso va espiato col sangue
del suo uccisore o di un suo consanguineo, sostituita dal risarcimento in denaro, che estingue il
procedimento per omicidio. Al processo penale segue in questo caso uno civile, perché una delle due
parti non ha rispettato il dettato della sentenza: esse, dunque, ricorrono all’arbitrato costituito dai
ghérontes che qui esercitano le loro funzioni non più soltanto nell’ambito del proprio ghénos, ma
anche nei conflitti sorti tra ghéne differenti, affiancando il tradizionale potere giudiziario (attestato
nell’ Odissea e nell’opera di Esiodo) del re (basileus). La sacralità delle figure dei ghérontes è particolarmente
evidenziata (siedono nel sacro témenos, impugnano lo scettro, che gli araldi porgono
loro, simbolo della giustizia o del potere esercitato dai ministri della giustizia: cp~. Iliade, I, vv. 234-
239 «sì, per questo scettro, che non produrrà più foglie o rami, dal momento che ha lasciato il tronco
sui monti, né mai fiorirà: e, infatti, intorno ad esso il bronzo ha strappato foglie e corteccia; ora,
d’altra parte, lo portano nelle mani i figli degli Achei, ministri di giustizia, i quali, per disposizione
di Zeus, mantengono salde le leggi».

Essi impongono la loro autorità sul popolo, che è ammesso allo svolgimento del dibattito
giudiziario e partecipa ad esso, anche se con schiamazzi e grida.

Il motivo della fiducia nella giustizia, che tanto travaglia un altro poeta epico, Esiodo, è espresso
con grande semplicità nella poesia omerica e, molto efficacemente, è stato colto e tradotto in
immagini da Alessandro Romano.

Un semplice elemento architettonico divide le due scene della città in pace, che rappresentano due
momenti diversi di una convivenza civile: da una parte, la celebrazione di un matrimonio, che darà
vita ad una nuova famiglia, dall’altra una questione giudiziaria, in cui una famiglia, (quella
dell’ucciso), chiede giustizia per l’omicidio di un suo componente. La contesa è drammaticamente
visualizzata sul corpo stesso dell’ ucciso (mentre in Omero il momento dell’ omicidio rappresenta una
fase antecedente): le due figure centrali esprimono una forte tensione, foriera di ulteriore violenza,
se non intervenisse lo strumento giudiziario che la collettività si è data per la risoluzione anche di
vicende dolorose come questa.

E, infatti, se agitate scompostamente sono le braccia degli spettatori, e ostilmente incrociate
quelle dei due contendenti, il braccio sollevato del giudice e l’espressione pacata e solenne degli altri
ghérontes sembrano assicurare, al di là delle passioni, l’applicazione di un principio superiore di
equità e di giustizia.

F.C

Disputa sul morto - Lo Scudo di Achille Alessandro Romano
il giudizio